Il sentimento di appartenenza ad uno stereotipo genera muri molto più solidi di quelli reali e così ideologie, dogmi e pregiudizi diventano talmente forti e radicati da scacciare qualsiasi sentimento di compassione e vicinanza; non è un mondo semplice ma non lo è mai stato. Il lavoro dell’artista è quello di scardinare pseudo verità, pseudo realtà costruite dal nostro quotidiano per indirizzarci verso LA verità cercando di rimanere più fedeli possibili a se stessi.
In Babilonia il modello sociale si manifesta attraverso un modello estetico ben preciso che diventa esso stesso un generatore di conflitto e incomunicabilità, il classico esempio di cane che si morde la coda ma in questo caso consapevole che da questa azione qualcuno aprirà gli occhi, o almeno vi è questa speranza.
“Untitle#l e Untitled#2” fanno parte di un lavoro seriale in divenire dove il modello estetico di appartenenza diventa strumento rivelatore di un’identità culturale sempre più imperante.